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martedì 7 maggio 2013

Giovanni Testori, "Cristo e la donna" 1943-1944

L'UOMO - Era fatta così la nostra vita, Reverendo, e si giocava tutto il giorno...
LA DONNA - O quando, terminata la scuola, si erano finiti i compiti la lezione si studiava di sera...
L'UOMO - Per tanti anni, finché un giorno...
LA DONNA - ...non si sa di preciso quando, ma c'è, e terribile questo giorno...
L'UOMO - Ci si accorge di non essere più quelli, si sente crescere addosso troppa vita perché la si possa contenere lì, davanti a tutti, giocando...
LA DONNA - ...e allora ci si ritira, si esce di nascosto, sole, con poche amiche...
L'UOMO - ... si abbandona la compagnia perché, quantunque di preciso non si sappia nulla, si capisce benissimo che sono cose da scoprire in pochi. Si cerca di capire cos'è il tremito che ci prende, la voglia di scoprirci nudi, di sfogare e liberare un piacere sconosciuto ancora, ma che urge tuttavia troppo per poterlo eludere continuamente.
LA DONNA - E nessuno ce lo può togliere, questo, Reverendo, lo deve pur ammettere, nessuno, perché è radicato dentro la nostra stessa natura.
IL REVERENDO (sicuro) - Sì, ma per superarlo!
L'UOMO - E invece no, si preferisce cedere, perché è troppo piena la vita che ci promette...
LA DONNA - ...troppo dolce l'inganno che si tende.
L'UOMO - ...e allora...Lo ricordo, lo ricordo come se fosse qua, adesso. Avviene così a tutti - sempre. Eravamo nascosti da un gibbo della valle. D'estate. Con i sassi che scottano di dietro la schiena. Si comincia scherzando e si finisce nudi, a mostrare agli altri la propria esuberanza, a giocarne, a riderne...e allora è finito, è finito...
LA DONNA (incalzando) - Perché poi arriva subito il resto. Si crede che tutto sia lì, invece no, no, c'è dell'altro. C'è del più gustoso. E' quando nella vita di tutti si incontra un uomo...
L'UOMO (interrompendo) - ...o una donna...
LA DONNA - Un uomo o una donna, non importa, si incontra di fatto quest'uno qua, il traditore. Ci viene accosto, ci promette il paradiso. Non ci crederete, non ci crederete! E' il Giuda della nostra vita e non avremmo forse il diritto di svergognarlo questo tale o questa tale, senonché noi subito diventiamo Giuda per gli altri. Si tenga pronto Reverendo: l'angelo si è allontanato da Cristo ed ora egli si alza per gli apostoli. Lo guardi, sconciato da tutte le sofferenze, bianco che pare non esista più...(All'uomo) Tu vai giù, e vieni avanti nell'ommbra. C'era una luce tetra e scura, quasi lunare...
IL REVERENDO (ritirandosi) - Sì, perché sull'orto dei Getsemani era già scesa la notte, c'era nel cielo una gran luna verde...sul bosco gli ulivi ne riflettevano i raggi , frantumandoli, poiché il vento scuoteva i loro rami...allora da lontano si fece avanti il Giuda...
L'UOMO (che si era fatto avanti dall'ombra, alla donna) - quello che io bacerò, è lui, pigliatelo e conducetelo via (e si muoverà risoulto verso Cristo poi, baciandolo) - Ti saluto o maestro.
CRISTO - Perché sei venuto, amico?
LA DONNA (correndo contro Cristo) - Così, così, perfettamente!
L'UOMO - Legategli le mani!
LA DONNA - Sì, le mani!
L'UOMO - Sferzatelo e conducetelo al Sinedrio, perché sia giudicato.

Gianni Testori, "Cristo e la donna. Un inedito del 1943-1944", a cura di Fulvio Panzeri, Novara: Interlinea, 2013, II atto, pp, 66-68

[Giovanni ('Gianni') Testori aveva vent'anni quando ha scritto quest'opera teatrale mai rappresentata]

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