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venerdì 10 maggio 2013

Grugniti e cinguettii, volti e profili, con intermezzo socioecografico

E' una delle occasioni più belle dell'Università. Ci si ritrova una volta al mese in una stanza/mansarda situata in uno dei più remoti penetrali dell'Ateneo, dieci, quindici, venti persone attorno a un tavolo, seduti su sedie da ufficio con rotelle, su sgabelli, su panche di legno. E ci sono dei giovani intelligenti e appassionati. E altri più navigati. E dei professori. E un preside. E alcuni imbucati, tra cui spesso io. E una donna e un uomo, una maestra o un maestro, una o uno che ha qualcosa da dire, e che lo dice, e che poi si apre al dialogo, alle domande, alle interazioni. E interviene il giovane e l'anziano, l'ordinario e il laureando, il prestigioso e lo sconosciuto.

Quel giorno il maestro era un teologo famoso, che parlava di amore e di ragione. E c'era l'uditorio eterogeneo che ho descritto, tra cui spiccava un domenicano barbuto, gigantesco e tenerissimo - ed è noto che il bianco non snellisce - che diceva che gli uomini grassi sono i più sensibili, e si consolava dicendo e dicendosi che Gilbert Keith Chesterton era grasso, quasi che nella magrezza si annidasse l'anaffettività, come ben esprimono, effettivamente, i nordici spigolosi abitanti delle terre del Nord, nel Pilgrim's Regress di CS Lewis.

Il maestro parla, e gli ascoltatori prendono appunti, e alcuni hanno davanti quaderni o agende, altri PC portatili, e altri - come me - il tablet. Noto che, cinque o sei persone alla mia destra, una professoressa, di cui sono amico e 'follower', sta twittando alcune frasi significative del teologo che espone i suoi argomenti con grande eleganza. e c'è anche l'hashtag # col nome del teologo. E twitta, e twitta. A un certo punto il relatore affronta il tema della cultura, e dice che il dislivello dell'affezione separa - nell'essere umano - il 'nutrirsi' dal 'pranzare', e  il 'grugnire' dal 'parlare', e che c'è poco da educare i giovani a parlare in varie lingue, perché si può grugnire in tante lingue. Io prendo coraggio e mando un messaggio alla amica prof. Lo faccio mettendo davanti al mio messaggio il suo username preceduto da @. Vorrei poterle mandare un messaggio privato, ma non posso farlo because she doesn't follow me back, which by the way is quite obvious, dignus non sum. Allora io le chiedo @nomedellaprof 'che differenza passa tra un grugnito e un cinguettio?'. E lei, che è sempre gentilissima, mi risponde prontamente @leolenzi 'un cinguettio dovrebbe articolare in 140 caratteri qlcosa che val la pena condividere. Ma può anche essere un grugnito'. E i due tweet erano localizzati Milan, Milan, il che è comprensibile visto che siamo seduti a tre metri e trentacinque centimetri di distanza. La risposta è - come tutte le belle risposte - ambivalente: vuol dire che purtroppo ci sono cinguettii che sono grugniti, o che a volte vale la pena condividere anche i grugniti?

Poi, e non so se c'entra, incontro un amico, e naturalmente sul suo smartphone ha la foto della figlia, e la mostra con orgoglio. La bimba ha quattro mesi, ma attenzione, dal concepimento, non dalla nascita. L'immagine è quella di un'ecografia. Prima ancora di nascere (mancano ancora cinque mesi) la fanciulla proietta sul mondo la sua ombra digitale. Forse è già 'condivisa' da tanti sguardi su uno o più Social Network. Forse ha ricevuto prima un hashtag di un nome.

Il giorno dopo, che poi sarebbe oggi, compro il giornale e ci trovo la traduzione di un lungo pezzo di Matt Labash che poi mi vado a leggere in originale sul web, nel sito del Weekly Standard, e si intitola "The Twidiocracy. The decline of Western civilization, 140 characters at a time". http://www.weeklystandard.com/articles/twidiocracy_719178.html?page=1 E' un articolo molto interessante, per esempio è riportata la storia di un tizio di nome Tommy Christopher che ha twittato con orgoglio il suo infarto: “I gotta be me. Livetweeting my heart attack. Beat that!”. Sembra che non sia facile batterlo, eppure poco più sotto si parla di un servizio chiamato LivesOn, Your Social Afterlife (liveson.org), che ti consente di continuare a cinguettare anche dall'aldilà, che ti trasforma in un fantasma duepuntozero, imparando dai tuoi tweet di vivente e imitandoli quando tu sarai già nel nonsaidove. Ovviamente mi sono iscritto subito. Almeno avrò una vita digitale dopo una morte. Così un cancelletto # mi aiuterà a violare gli alti Cancelli dell'Ade. E se non vedrò il volto di Cristo, vedrò almeno il suo 'profilo'.

Immagine: Paul Klee, La macchina per cinguettare, 1922

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